Rifiuti

Le isole minori costituiscono una realtà di estremo valore ambientale e culturale, ma presentano al tempo stesso delle strutture ecosistemiche fragili. Difatti, le loro piccole dimensioni limitano la capacità di questi microecosistemi di assorbire eventuali impatti e di rigenerare i relativi servizi.

In questo quadro, assumono un ruolo primario le politiche sulla gestione dei rifiuti. Infatti, l’economia delle isole vive soprattutto di turismo, fenomeno che genera un “effetto fisarmonica” sulla popolazione delle isole: nei mesi di alta stagione il numero di abitanti triplica, con punte superiori durante la settimana di ferragosto. Pertanto, tali picchi stagionali richiedono un’organizzazione elastica del servizio di igiene urbana, la cui pianificazione non può basarsi sui dati di produzione pro-capite degli abitanti residenti (come avviene nella realtà), poiché con l’incrementarsi delle presenze durante il periodo estivo la produzione pro-capite è di gran lunga superiore a quella prevista.

Nelle isole minori è ormai ben presente la consapevolezza sull’importanza di fornire una corretta e moderna gestione del servizio di igiene urbana e di come essa costituisca un elemento qualificante dell’immagine del proprio territorio. Consapevolezza che si è tradotta in un incremento della raccolta differenziata, di 14.853 t, pari al 37,2% di crescita. Su 34 comuni presenti nelle isole minori 9 hanno superato il 50% di RD, raggiungendo picchi del 73% nel comune di Sant’Antioco, del 69% a La Maddalena, del 66% a Procida.

Tuttavia, nonostante il trend di crescita, il livello della raccolta differenziata rimane ancora basso: infatti, ben 20 comuni non superano il 40%, di cui 11 non raggiungono il 20% e tra i quali spicca in particolare la situazione delle isole siciliane (7 comuni al di sotto del 20% e Ustica non risulta aver effettuato la raccolta differenziata).

Sicuramente, un incremento della raccolta differenziata permetterebbe un risparmio economico non indifferente: si parla di 3M€/a, ed anche maggiori introiti (ad esempio, riciclando carta e cartone si otterrebbero benefici economici complessivi di circa 2,4 M€/a. 

Pertanto, la dotazione di impianti di trattamento della frazione organica nelle isole permetterebbe di ridurre notevolmente il numero di conferimenti verso il continente ottenendo risparmi sia in termini di trasporto (si parla di cifre fino ad 1 M€/a), sia di recupero energetico attraverso il ricavo di compost e biogas/biometano.

I rifiuti rappresentano una delle maggiori opportunità di crescita sostenibile per il nostro Paese e per l’Europa. A tale scopo, la direzione intrapresa dall’Unione Europea è simboleggiata da una serie di provvedimenti e normative inerenti la gestione integrata dei rifiuti: difatti, con la Direttiva Quadro sui Rifiuti 2008/98/EC, agli Stati membri viene imposta una soglia minima di recupero rifiuti pari al 50% mediante raccolta differenziata.

Inoltre, la Direttiva inserisce una gerarchia delle azioni da espletare nella gestione dei rifiuti, detta anche “Regola delle quattro R”, ovvero: Riduzione dei rifiuti prodotti; Riuso dei rifiuti; Riciclo con la conversione di rifiuti in prodotti utili; Recupero di altro tipo (es. termovalorizzazione con produzione di energia).

Con il Dlgs. 205/2010, l’Italia ha recepito tale b, con 6 mesi di anticipo rispetto alla scadenza prefissata dall’UE.

Tecnologie

Il 2 luglio 2014, la Commissione Europea, con la Comunicazione “Verso un’economia circolare” ha adottato un pacchetto di proposte sull’economia circolare, comprendente le linee di indirizzo da seguire per accrescere il riciclaggio dei rifiuti e usare in modo più efficiente le risorse, limitare la dipendenza dalle fonti di approvvigionamento incerte, ridurre i rifiuti e prevenire la perdita di materiali pregiati, nell’intento di creare posti di lavoro e ridurre gli impatti ambientali.

Pertanto la Comunicazione spinge a passare dal modello economico dell’economia lineare (in cui le risorse vengono estratte, usate e gettate via) a quello di un’economia più circolare (in cui le risorse devono essere rimesse in circolo in modo da poter rimanere in uso il più a lungo possibile).

L’uso e il consumo delle risorse e la produzione di scarti e rifiuti vengono considerati come gli aspetti di uno stesso problema; non è più accettabile che quantità considerevoli di potenziali “materie prime secondarie” finiscano ancora oggi in discarica, senza essere recuperati e riciclati. Sotto questo profilo, l’Europa ambisce ad essere un continente a “rifiuti zero”, dove tutto ciò che viene prodotto e consumato debba poi essere nuovamente immesso nel ciclo produttivo-economico.

A seconda della tipologia di rifiuto da trattare, nel tempo si sono sviluppate diverse tecnologie. Per quanto riguarda il riciclo dei rifiuti, il panorama attuale può essere suddiviso in filiere già consolidate (vetro, carta, metallo, legno, plastica, organico) e filiere in espansione, come quelle per le apparecchiature elettroniche.

Tecnologie di idrometallurgia per il riciclo di metalli ad elevato valore aggiunto

Il termine “idrometallurgia” comprende l’insieme delle tecniche chimiche e chimico-fisiche di trattamento in fase liquida di residui provenienti da lavorazioni industriali o di reflui di varia natura, mirate al recupero dei metalli in essi presenti. Tali tecnologie trovano campo di applicazione con enormi potenzialità di espansione ad esempio nel recupero di materiali critici (terre rare, metalli preziosi, etc) da RAEE.

Tale procedura può essere distinta in due diversi momenti: a) dissoluzione del solido, detta leaching (liscivazione), che consiste nel processo di estrazione solido/liquido che avviene facendo reagire il solido da trattare con un’opportuna soluzione capace di dissolvere alcuni (o tutti) i componenti e renderli stabili nella soluzione stessa; b) separazione e purificazione del metallo: dal processo di lisciviazione si ricava una soluzione contenente ioni metallici e molte altre impurezze. Le operazioni di recupero e purificazione possono essere completate tramite operazioni di: precipitazione/cristrallizzazione; scambio ionico; estrazione con solvente; elettrodeposizione.

Tecnologie per il riciclo frazione organica

Il compostaggio è un processo biologico aerobico, accelerato e controllato, che porta alla produzione di compost a partire da residui organici mediante l’azione di batteri e funghi. Il compost viene poi utilizzato come ammendante in agricoltura e nella florovivaistica. Si tratta di una tecnica che sta occupando un posto di rilievo nel trattamento dei rifiuti: nel 1993 esistevano circa 10 impianti industriali di compostaggio mentre nel 2008 si contano 290 impianti, con la previsione per il 2019 dell’aggiunta di un altro centinaio. Gli impianti industriali di compostaggio si suddividono in impianti a ciclo continuo (dove il materiale viene quotidianamente caricato) e in sistemi batch (dove il materiale viene caricato in lotti, tecnicamente in biocelle, e rimane chiuso per poco più di una settimana prima di terminare il processo in platee). Parallelamente agli impianti di compostaggio si sono sviluppati sistemi di digestione anaerobica della frazione organica, impianti in cui viene estratto gas (tipicamente metano) e conseguentemente è possibile accedere ai contributi relativi alle fonti rinnovabili o assimilate. Il materiale digerito viene poi avviato ad impianti di compostaggio.

Tecnologie per il riciclo delle plastiche

Le plastiche dei rifiuti urbani sono costituite da materiali polimerici e classificate come resine termoplastiche e resine termoindurenti: solo le prime sono riciclabili.

Il processo di riciclo può avvenire per via meccanica (al fine di ottenere la macromolecola di partenza) o per via chimica o termica (per ottenere il monomero o altre materie prime): nel primo caso, applicabile sono alle resine termoplastiche, i manufatti vengono selezionati per tipo di polimero, lavati, asciugati mediante centrifugazione, triturati e sottoposti a formatura per estrusione o stampaggio. La buona riuscita del processo dipende dal grado di separazione e purezza del polimero di partenza, che consente alle macromolecole di ricostruire la struttura originale, garantendo le proprietà meccaniche del prodotto finale. Il riciclo per via chimica avviene tramite l’azione di un solvente o per via termica, tramite quella del calore.

Interessanti sono le nuove tecnologie che si stanno sviluppando nel corso degli anni, allo scopo di rimuovere la plastica dagli oceani. Uno di questi progetti è “The Ocean Cleanup”, ideato nel 2011 dall’allora sedicenne Boyan Slat. Si tratta di un sistema costituito da un tubo galleggiante di polietilene, un materiale resistente e riciclabile. Insieme allo schermo (che cattura i detriti sub-superficie), ha la funzione di catturare e concentrare la plastica raccolta attraverso un sistema di ancoraggio che permette la raccolta dei detriti presenti oltre i primi metri di profondità. Il tubo infatti è abbastanza flessibile da seguire le onde del mare, e rigido a sufficienza al fine di mantenere la sua forma ad “U”. I detriti così trattenuti dal sistema vengono successivamente raccolti dalla nave di supporto, portati sulla terraferma e riciclati.

Un altro interessante progetto è il Seabin, ideato da due surfisti australiani Andrew Turton e Pete Ceglinski. Il progetto consiste in un “cestino” dei rifiuti marini, che viene sistemato nell’acqua e grazie ad una pompa fissata ad un pontile, aspira dentro un cestino la spazzatura galleggiante. Inoltre, al suo interno può essere anche sistemato un depuratore che filtra dall’acqua tracce di petrolio e carburante. Realizzato dal 70 al 100% in polietilene riciclato con la rete raccogli-rifiuti in fibra naturale, sicuramente rappresenta un’ottima iniziativa ecologica.

Best Practices

Isola di Pantelleria

La maggior parte delle isole minori italiane ha, ad oggi, organizzato la raccolta differenziata con il sistema porta a porta, che consente di evitare che i rifiuti vengano lasciati per strada nonché una raccolta più efficiente, grazie anche al sistema di contravvenzioni condominiali nel caso in cui non venissero separate le materie organiche. Tra le isole minori, il Comune più virtuoso è Pantelleria, che ha raggiunto la quota del 65% di RD, partendo da poco meno di 20 punti nel 2014.

Isola di Lampedusa

Un altro importante traguardo è stato raggiunto dal Comune di Lampedusa: grazie all’intervento di Esper Spa, è ora previsto il trattamento in loco degli sfalci e potature ed il riutilizzo per il nutrimento del terreno. Infatti, a causa della desertificazione del territorio isolano, il ripristino del terreno può passare solo attraverso azioni di riforestazione e fertilizzazione del suolo. Il progetto prevede che i residui degli sfalci erbosi e potature che giornalmente vengono prodotti nel territorio comunale, saranno trattati, trasformati e riutilizzati nella stessa isola, creando così un processo circolare con ritorni sia dal punto di vista ambientale che economico. Prima, difatti, gli stessi scarti venivano trasferiti in Sicilia con ingenti costi per il Comune sia in termini di trasferimento che di trattamento. Sempre sull’isola di Lampedusa, è stato riorganizzato il servizio di raccolta rifiuti porta a porta ed ha introdotto la tariffazione puntuale nel Comune di Lampedusa e Linosa, comportando una diminuzione del quantitativo complessivo di rifiuti urbani prodotti (10-20%). Un’organizzazione alla quale è stata affiancata anche una campagna informativa, verso lo sviluppo di un consumo consapevole ed ecologicamente sostenibile.

Isole Mauritius

A largo dell’Oceano Indiano, c’è un’isola molto nota al turismo, ed attenta alla sostenibilità: le Mauritius. Il trattamento di rifiuti solidi viene organizzato in un impianto di compostaggio nella zona di La Chaumiére; il processo e la tecnologia è fornito da una società indiana, la Excel Industries (India) Ltd. Così, l’impianto riceve circa 300 tonnellate al giorno di rifiuti solidi, i quali vengono trattati in compost, e successivamente lo stesso compost viene venduto come fertilizzante. Il restante materiale da rifiuto che non riesce a gestire l’impianto di La Chaumiére, viene trasportato nella discarica di Mare Chicose, dove viene poi interrato. La buona notizia è che, successivamente all’avvio dell’impianto di La Chaumiére, il trasporto del materiale destinato all’interramento si è ridotto notevolmente, avendo il Governo previsto un piano di recupero rifiuti per 180,000 tonnellate/anno per i prossimi 20 anni. Il prodotto composto, una volta maturato, viene venduto in sacchi dai 5 ai 25kg sotto il brand Ferrich, il quale si rivolge ai grandi produttori di canna da zucchero e di verdure come principale mercato del compost per le vendite in massa. Inoltre, clienti regolare è anche un hotel con campo da golf.

Isola di Samoa

Un’importante iniziativa si riscontra anche a largo dell’Oceano Pacifico. Grazie all’impegno di SPREP, nel dicembre 2005 a Samoa è stato completata la trasformazione della discarica Tafaigata, attraverso il metodo “Fukuoka”, dell’omonima Università in Giappone. Il citato metodo prevede il trattamento dei rifiuti attraverso un processo di tipo “aerobico” (che avviene ventilando i rifiuti stessi, al fine di garantire il giusto apporto di ossigeno), che consente di ottenere il compost (come prodotto finale) e di portare, pertanto, alla rigenerazione del terreno che così facendo si trasforma in area verde.

Isola Cozumel

Il progetto dell’università di Jena, Germania, in collaborazione con le Università di Quintana Roo (Messico) e quella Litoral dell’Argentina, tratta la materia della gestione dei rifiuti partendo dalla domanda “come si può creare una gestione sostenibile dei rifiuti apportando un miglioramento a livello sociale ed ambientale?”. Il progetto ha ad oggetto l’isola di Cozumel, la terza isola più grande del Messico, 95.000 abitanti residenti e un forte flusso di turismo, focalizzando lo studio a Las Fincas, una zona fuori dalla città di San Miguel. Dal 2003, il Governo Messicano ha introdotto una politica di riciclo rifiuti; tuttavia, ogni Stato ha proprie specifiche leggi. Si tratta ancora di uno studio, ma di fondamentale importanza poiché mirato ad incentivare il riutilizzo del materiale da rifiuto, dato che in Messico viene attualmente riciclato meno del 20% (a differenza della Germania che vola su riciclo del 60%).

Smart Island è un progetto finanziato dal MIUR e realizzato da CNR IIA che mira a trovare soluzioni che incrementino l’efficienza energetica, economica ed ambientale dell’intero sistema di produzione, gestione, distribuzione e uso delle risorse nelle isole minori italiane.

Promotori