Ambiente

La regione mediterranea è considerata come uno dei posti più ricchi del mondo per quanto riguarda la biodiversità: tutti gli studi biologici sull’area sottolineano il numero elevato di specie endemiche viventi al suo interno, numero che può raggiungere e spesso superare il 40% in alcuni gruppi di organismi come nel caso delle piante.

La complessità, in termini di biodiversità, delle Isole Minori mostra delle caratteristiche che si sono nel tempo adattate alle mutate condizioni ambientali sia del mare che dell’atmosfera, consentendo comunque in molti casi il permanere degli equilibri ecologici originari. Il contributo fornito dalle isole alla biodiversità a livello dell’intero bacino mediterraneo si configura fondamentale sia come contributo alla diversità specifica vegetale (floristica), sia come contributo alla diversità di habitat che consentono il mantenimento e la sopravvivenza delle specie animali: le isole circumsiciliane sono, infatti, il luogo ideale per la crescita di particolari specie endemiche e, inoltre, costituiscono un importante sito di sosta per le migrazioni degli uccelli dal continente africano di importanza comunitaria .

In italia sono presenti 871 aree protette, che occupano una superficie a terra di 3.163.591 ettari (10,5% del territorio nazionale). Tra le superfici tutelate a mare, hanno particolare importanza le Aree Marine Protette, rappresentante da ambienti marini costituiti dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti, che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere e per l’importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono.

A salvaguardia della biodiversità insita alle AMP, sono state adottate numerose Leggi - nn. 979/82, 394/91, 344/97, 426/98 e 93/01 - fornendo un elenco di 50 aree di reperimento, ed incentivando il mantenimento e lo sviluppo dell’economia locale attraverso tre principali livelli di protezione differenziata (Zone A, B e C).

Questa eccellenza è però sotto attacco da parte di diverse minacce:

turismo

abusivismo

i cambiamenti climatici

Riguardo il cambiamento climatico:

"Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono sempre più tangibili in Europa e nel Mondo intero. La temperatura media globale, attualmente superiore di 0,8°C ai livelli del periodo pre-industriale, è in continuo aumento. Alcuni processi naturali sono stati modificati. le dinamiche delle precipitazioni stanno cambiando, i ghiacciai si stanno sciogliendo, lo specchio d’acqua dei mari si sta alzando” (Commissione Europea COM 2013-2016).

E’ indubbio che la mitigazione dei cambiamenti climatici rappresenta la sfida più importante che la nostra terra si trova ad affrontare; tuttavia, spesso i cambiamenti climatici vengono posti in secondo piano, non considerandoli come causa dei mutamenti climatici attualmente in corso.

Le politiche di adattamento nel nostro Paese sono recentemente partite, e gli enti locali cominciano a ragionare su come intervenire sul territorio., seguendo anche le indicazioni del Protocollo di Kyoto e degli obiettivi europei per ridurre le emissioni di anidride carbonica legate all’utilizzo dei combustibili fossili.

Noi di Smartisland ci adoperiamo affinché il nostro territorio possa rispondere al meglio alle esigenze di lotta ai cambiamenti climatici, proponendo soluzioni partendo proprio dalle isole del Mediterraneo, per preservare le acque cristalline e l’ecosistema lì presente.

Strategie

Esistono diversi interventi che si possono attuare, per la tutela e la conservazione dell’ambiente naturale, delineati, a carattere prioritario, in sei macro aree:

pianificazione territoriale: gli interventi in questo ambito prevedono una limitazione dell’uso del suolo a fini le aree destinate all’agricoltura e alle relative infrastrutture

prevenzione e gestione della vulnerabilità territoriale: l’area riguarda soprattutto le risorse idriche e prevede l’attuazione di politiche ed interventi di adattamento che vanno dalla manutenzione ordinaria del suolo (al fine di assicurarne la stabilità) alla realizzazione di opere di contenimento

pianificazione urbanistica: prevede in via prioritaria la limitazione dell’espansione urbanistica, il riutilizzo di insediativi e la definizione di standard di miglioramento del suolo urbanizzato; inoltre, vanno tutelate anche aree produttive dismesse e la riqualificazione del patrimonio edilizio

ciclo dell’acqua: attraverso la riduzione dell’impermeabilità dei suoli, lo stoccaggio delle acque, la realizzazione dei sistemi fognari duali, il ripristino della funzionalità del sistema scolante delle acque attraverso un aumento delle aree verdi

verde urbano: le aree verdi favoriscono la termoregolazione dei nuclei urbani ed attenuano l’effetto dell’onda di calore. Pertanto, la funzione microclimatica del verde urbano può essere realizzato attraverso la previsione di aree verdi pubbliche.

Le misure di adattamento ai cambiamenti climatici rispondono a diversi settori, ed in merito troviamo una serie di nuove tecnologie proposte da diversi Paesi in diversi settori, come si può vedere nelle schede disponibili su questo sito, alle sezioni Energia, Rifiuti e Mobilità.
Ma allo stesso tempo è possibile delineare delle possibili strategie di adattamento, in campi non rientranti negli altri settori analizzati nelle schede di cui sopra.

Biodiversità: migliore gestione delle aree protette designate o la creazione di ‘Core areas’ che proteggono in zone cuscinetto le specie animali costrette a spostarsi

Risorse idriche: gestione integrata dei bacini idrogeologici, riduzione degli sprechi e ottimizzazione dei consumi, limitazione degli usi non prioritari dell’acqua (innevamento artificiale etc.)

Foreste: proteggere la variabilità generica e rafforzare le aree di rifugio; programmi di ricerca ecologica a lungo termine

Agricoltura: coltivazione di prodotti che ottimizzino le risorse (acqua); equilibrio fra aree coltivate e aree set-aside; risparmio idrico con colture meno esigenti; concessioni idriche a seconda della disponibilità della risorsa, difesa dei prodotti tipici con alleanza tra piccoli produttori

Zone: umide, serve una gestione integrata del ciclo dell’acqua ed un percorso gestionale di partecipazione pubblica; costiere, realizzare strutture naturali di contenimento dell’erosione costiera, ripristinare l’apporto di sedimenti da parte dei fiumi, studiare i fenomeni di subsidenza del suolo fermando le cause prodotte dall’uomo; montuose, occorre ripristinare la funzionalità ecoidrogeologica del territorio, aumentando la capacità di ritenzione dell’acqua, nonché definizione di piani turistici che valorizzano il patrimonio naturalistico della montagna

Aree Marine Protette

Al fine dell'istituzione di un'area marina protetta, un tratto di mare deve innanzitutto essere individuato per legge quale "area marina di reperimento". Una volta avviato l'iter istruttorio all'area marina di reperimento, questa viene considerata come area marina protetta di prossima istituzione.

Le aree marine protette sono istituite ai sensi delle leggi n. 979 del 1982 e n. 394 del 1991 con un Decreto del Ministro dell'ambiente che contiene la denominazione e la delimitazione dell'area, gli obiettivi e la disciplina di tutela a cui è finalizzata la protezione.

Ogni area è suddivisa in tre tipologie di zone con diversi gradi di tutela: sono costituite da ambienti marini, dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicenti, che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere e per l'importanza scientifica, ecologica, culturale, educativa ed economica che rivestono. Possono, inoltre, essere costituiti da un ambiente marino avente rilevante valore storico, archeologico-ambientale e culturale.

In Italia, le aree marine protette sono 27, oltre a 2 parchi sommersi, che tutelano complessivamente circa 228mila ettari di mare e circa 700km di costa.

Tali aree generalmente sono suddivise al loro interno in diverse tipologie di zone denominate A, B e C: l'intento, infatti, è quello di assicurare la massima protezione agli ambiti di maggior valore ambientale.

Le aree della Zona A sono considerate di riserva integrale, ovvero si tratta di un’area interdetta a tutte le attività che possano arrecare danno o disturbo all'ambiente marino. La zona A è il vero cuore della riserva. In tale zona, individuata in ambiti ridotti, sono consentite in genere unicamente le attività di ricerca scientifica e le attività di servizio.

Le aree della Zona B sono considerate di riserva generale, ove sono consentite - spesso regolamentate e autorizzate dall'organismo di gestione - una serie di attività che, pur concedendo una fruizione ed uso sostenibile dell'ambiente influiscono con il minor impatto possibile. Anche le zone B di solito non sono molto estese.

Infine, le aree della Zona C, di riserva parziale, vanno a costituire la “fascia tampone” tra le zone di maggior valore naturalistico e i settori esterni all'area marina protetta, dove sono consentite e regolamentate dall'organismo di gestione, oltre a quanto già consentito nelle altre zone, le attività di fruizione ed uso sostenibile del mare di modesto impatto ambientale. La maggior estensione dell'area marina protetta in genere ricade in zona C.

Mappa

Best Practices

Un primo esempio di Best Practices è dato dall’iniziativa "10000 alberi per Pantelleria", per non dimenticare l’incendio 2016 non solo rappresenta una valida best practice ma anche una lodevole iniziativa di crowdfunding, ovvero una raccolta collaborativa di contributi che punta a sensibilizzare la collettività alla donazione spontanea di denaro per sostenere la realizzazione di interventi virtuosi legati alla cura dei beni comuni e alla qualità della vita.

Il progetto mira alla ricostruzione di parte del patrimonio boschivo dell’Isola di Pantelleria, parzialmente distrutto da un rogo nel maggio 2016, incendio che ha distrutto 600 ettari di boschi e vegetazione autoctona, pari a quasi il 10% dell’intera superficie dell’isola.

Anche nelle Isole Egadi troviamo tre progetti di Best Practices inserti nell’area marina protetta:

  • il progetto MASTER (Misure Anti-Strascico per la Tutela e il Ripopolamento), ha previsto il posizionamento di 72 dissuasori per contrastare la pesca a strascico illegale sotto costa e la realizzazione dei 14 campi boe per la nautica di diporto, installati attorno alle tre isole per un totale di circa 150 gavitelli; la tutela dell’ecosistema marino, attraverso la riduzione dell’impatto delle attività antropiche sull’ambiente e le risorse e la capacità attrattiva e ripopolante dei moduli, ha contribuito al miglioramento dello stato del mare. Un minore sovrasfruttamento delle risorse alieutiche si è tradotto in un maggiore assortimento di esemplari e specie per gli operatori della piccola pesca costiera; al tempo stesso, la conservazione dell’habitat della prateria di Posidonia oceanica si traduce in un maggior contributo alla riduzione delle emissioni climalteranti (assorbimento CO2 e produzione di ossigeno);
  • il progetto GERIN (Gestione delle risorse naturali), per la gestione sostenibile della Posidonia oceanica spiaggiata (pianta acquatica endemica del Mar Mediterraneo, di fondamentale importanza in quanto protegge la spiaggia dall’erosione causata dal moto ondoso): difatti, il progetto ha consentito di migliorare la qualità dei fondali, laddove la prateria di Posidonia oceanica mostrava segnali di degrado, per la forte interazione con le attività antropiche, in particolare l’ancoraggio delle barche da diporto. Il sistema delle biostuoie ha consentito l’attecchimento delle nuove plantule ed ha favorito il rinsaldamento della prateria. Il progetto, grazie anche all’apposizione di cartellonistica illustrativa, ha consentito una diffusione presso il grande pubblico ed i fruitori sulla necessità di utilizzare mare e risorse in modo sostenibile, sull’importanza della Posidonia oceanica per i fondali e la necessità di mantenere integra la prateria, per i corretti equilibri dell’ecosistema.
  • il progetto GELSO, consistente in una banca dati sulle buone pratiche per la sostenibilità locale, che sia uno strumento di lavoro a disposizione della P.A., delle associazioni, dei tecnici, dei cittadini e di tutti gli interessati a quanto di innovativo si sta compiendo nel campo dello Sviluppo Sostenibile.

Un altro interessante progetto è “Terra Mare”, che si inserisce nel contesto delle Isole Pelagie, proponendosi come un modello di tutela e gestione delle aree protette costiere, basato sulla strettissima interconnessione tra gli ambiti costieri (ricadenti nella riserva naturale) e gli ambiti marini (ricadenti nell’Area Marina Protetta Isole Pelagie).

Il progetto prevede di affrontare alcune importanti criticità delle due aree protette costiere e del territorio proponendo alla comunità locale un ruolo attivo nella protezione e nella gestione degli ambienti naturali ed individuando nuove modalità di fruizione e vivibilità delle aree protette basate sul turismo naturalistico e sul rafforzamento dell’identità locale.

Due i principali temi di carattere generale su cui vuole incidere il progetto: le migrazioni e la conservazione della natura e la gestione integrata ed interconnessa delle aree protette costiere. Inoltre, fortemente coinvolto nel progetto è anche il Comune di Lampedusa e Linosa, prendendo parte alle azioni di strutturazione e tutela dell’area marina protetta, ed in particolare alla realizzazione degli itinerari subacquei e nel coordinamento delle azioni per il riorientamento della fruizione balneare verso forme compatibili nelle spiagge dell’isola.

Smart Island è un progetto finanziato dal MIUR e realizzato da CNR IIA che mira a trovare soluzioni che incrementino l’efficienza energetica, economica ed ambientale dell’intero sistema di produzione, gestione, distribuzione e uso delle risorse nelle isole minori italiane.

Promotori